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Su rifiuti, riciclo e inceneritori

Immagine tratta da “C’era una volta la Terra”, episodio di “C’era una volta l’uomo”

Premessa: non sono del settore, e ho deciso di buttare giù due pensieri sull’argomento solo perché ogni tanto scrivere un temino non fa male, per vedere la nuova versione di WordPress e perché volevo rispondere a dei tizi su Twitter, che come è noto non si presta molto alle conversazioni dettagliate.

Il tweet è questo: https://twitter.com/sebmes/status/1148574456438231041
Si parla dell’impossibilità di risolvere l’emergenza rifiuti di Palermo, che imperversa ormai da tanti anni, e dell’opposizione nella regione alla costruzione di un termovalorizzatore, sinonimo politicamente corretto di inceneritore.

Nota: a Palermo ci “ho vissuto” per più di un mese tra gennaio e marzo 2019, in centro, e ho toccato il problema con mano. Per più di un mese ho fatto la differenziata a casa, cercando di separare tutto per bene e buttando via una/due volte a settimana soltanto l’umido (nei grossi bidoni neri stradali con tutto il resto, per la gioia dei gabbiani); alla fine non sapendo dove buttare plastica, carta e metalli anche questi hanno fatto la stessa fine… ma almeno li ho lasciati separati (speravo di trovare una soluzione negli ultimi giorni ma poi per mancanza di tempo ho evitato giri assurdi). L’idea che mi sono fatto è che alle persone non interessa, non per niente tutte le persone che ho interpellato – giovani e meno giovani – tutte mi hanno invitato a non farmi problemi “tanto va bene uguale”. Per la cronaca una situazione non molto diversa dal punto di vista del menefreghismo l’ho trovata a Edimburgo (ci ho passato due mesi nel 2017), ma lì almeno lungo la strada ogni tanto un contenitore per la differenziata c’era…

A casa mia nelle Marche la raccolta differenziata si è sempre fatta: plastica e carta separate per loro conto e ammucchiate per qualche settimana prima di portarle dove si conveniva, il metallo lo raccoglieva il ferracciaro e l’umido andava nella compostiera, aka “il grasciaro”. Poi piano piano ci si è evoluti e da qualche anno abbiamo persino la raccolta porta a porta. In quest’angolo di mondo quasi tutti i paesi stanno nell’intorno del 70% di differenziata, e in alcuni comuni virtuosi si fa anche di meglio. I dati relativi al mio paese si possono consultare qui.
Sarà che da piccolo mi rimase impressa questa puntata di C’era una volta l’uomo ma a me l’idea di vivere in mezzo all’immondizia ha sempre spaventato (quella puntata finiva con gli stati che si tiravano i rifiuti a vicenda perché non si sapeva più dove buttarli…).

Inceneritori e rischi per la salute

Quello degli inceneritori è un argomento controverso. Secondo alcuni sono fabbriche di morte perché disperdono nell’aria una gran quantità di micro-nano-pico o non so cosa polveri, per altri sono l’invenzione del secolo perché permettono di recuperare energia da materiale totalmente inutile ed emettono soltanto aria pulita.
Per quanto mi riguarda la verità sta da qualche parte a metà strada, e ci sta che in un paese ci siano degli inceneritori, a patto che siano sotto controllo statale, che si paghi per portarci i rifiuti e che siano costruiti con le ultime tecnologie e il più possibile lontani da centri abitati.

Studi ne sono stati fatti tanti qui ad esempio uno commissionato dal Comune di Pisa in cui si rilevano potenziali rischi per la salute anche se con numeri statisticamente non significativi, anche se “le mamme” chiaramente non vogliono saperne di rischi… non a torto secondo me. Tra l’altro mia sorella ha tre figli piccoli e so come ragiona.

Parlando delle polveri a me risulta difficile credere che una volta bruciata una tonnellata di rifiuti resti soltanto una piccola frazione di ceneri, un po’ di energia recuperata, e tanta aria pulita, principalmente perché questa cosa va contro la legge di Lavoisier. Scrivo questa cosa però senza alcuna certezza perché non ho numeri e non ho studiato chimica.

Dulcis in fundo, anche se è un po’ fuori argomento, il controsenso di bruciare ciò che è complesso per ricavarne semplice energia quando quella complessità, che ha richiesto moltissima energia per formarsi, potrebbe essere riutilizzata con un cambiamento di forma minimo e dispendio di energia minimo. Non fa male ricordare che viviamo in un mondo quasi completamente isolato (a parte l’irradiazione solare) e con risorse finite, e sarebbe bene aver cura di ciò che ci passa per le mani.

L’assurdità degli incentivi pubblici agli inceneritori privati

Ricordo un’inchiesta di Report in cui si sottolineava come il giro di soldi attorno all’incenerimento dei rifiuti era la più grande zavorra alla gestione intelligente dei rifiuti, ovvero la raccolta differenziata con conseguente riciclo.

UOMO 1
Se bruci qualcosa incenerisci. Poi, lo vuoi chiamare termovalorizzatore, termo…come c…o ti
pare però è sempre un inceneritore.

UOMO 2
Logicamente che interesse c’è a riciclare quando poi lo Stato finanzia privati con i soldi pubblici
per incenerire i rifiuti?

https://www.report.rai.it/dl/docs/1317375313971oro_di_roma_pdf.pdf (il filmato purtroppo credo non sia più disponibile)

A distanza di tanti anni i problemi di Roma non sono stati risolti e al contrario sono divampati in estate come succede più o meno tutti gli anni: https://www.nextquotidiano.it/rifiuti-roma-report/
Inutile sorprendersi visto che gli attori in gioco non hanno alcun interesse (economico) a risolverli.

Conclusioni

Non sono un giornalista, e stando tutto il giorno davanti al computer non me ne va di passarci troppe ore anche prima di andare a letto. Concludo con i “miei due centesimi” su quello che è un problema complesso e che troppe volte si cerca di risolvere con soluzioni sbrigative.

In natura i rifiuti non esistono, tutto ciò che è rifiuto per un anello della catena è un’utile risorsa per un altro. Una volta nemmeno l’umanità ne produceva tanti, perché si cercava di riutilizzare tutto il più possibile, mentre da qualche decina d’anni si è incominciato a produrre una quantità immonda di scarti e non si prova più nemmeno a riutilizzarli perché con “il benessere” non ha senso perdere tempo per cercare di recuperare tutto, meglio buttare ciò che non serve…

Il problema dei rifiuti si risolve con tanti piccoli accorgimenti quotidiani di ciascuno di noi:

  1. se una cosa può servire non va buttata, se è riparabile va riparata, se non serve più ma a qualcun altro può servire bisogna venderla/regalarla, così da allungare la vita dei prodotti
  2. differenziare, sempre e comunque, perché è un comportamento dal basso che può spingere le amministrazioni a far sì che i rifiuti differenziati siano raccolti separatamente e riciclati
  3. se proprio fare la differenziata non ha senso o non è possibile per mancanza di spazio, conviene comunque separare l’umido ammucchiando tutto il resto insieme, perché l’unica cosa che puzza dopo pochi giorni è l’umido
  4. raccolta porta a porta o centralizzata (con incentivi alla popolazione) poco importa: bisogna spingere affinché le amministrazioni si occupino di far riciclare tutto il possibile
  5. acquistare le merci che hanno meno imballaggi (magari lasciandoli in negozio se superflui)
  6. bisogna scegliere le merci i cui imballaggi residui sono più facilmente riciclabili
  7. evitare l’utilizzo di ogni usa e getta non biodegradabili (sperando che vengano tutti resi illegali prima o poi)

Ci può stare che la parte residua venga bruciata per recuperare energia, ma producendone pochi quest’esigenza viene meno e potenzialmente si può anche decidere di lasciarli in discarica… la bellezza della scelta.

Postscritto

Visto che su Twitter sono arrivate altre critiche, rispondo anche a queste.

  1. “non statisticamente significativo” non vuol dire “piccolo” vuol dire che non c’è: nì, perché con la statistica si può dimostrare tutto e il contrario di tutto (un po’ l’ho anche studiata), dipende chi conduce la ricerca e come interpreta i dati. In fatto di salute bisogna sempre usare cautela, e sparare in cielo “aria arricchita” non è certo che non possa far ammalare qualcuno, questa cosa è in permanente corso di verifica.
  2. i “non sono un esperto ma non credo agli esperti” sono il male della nostra società: vale quello che ho scritto sopra, mi piace pensare che gli esperti abbiano ragione, e infatti non escludo a priori la costruzione di inceneritori; dico soltanto che dovrebbero essere l’ultima risorsa, per tutti i motivi spiegati. Se non altro ho specificato che non essendo un esperto le cose che ho scritto potrebbero essere minchiate. E comunque non vedo che male c’è ad esprimere un parere su Twitter, boh.
  3. la soluzione passa anche dagli inceneritori: nì. In un mondo giusto non dovrebbe essercene bisogno, ma il nostro non lo è. Essendo in Italia la terrei proprio come ultima carta da giocare anche per evitare quello che è successo a Roma, ovvero il fallimento pilotato della differenziata perché non c’era l’interesse economico a farla funzionare. Riducendo al massimo sprechi e scarti, rendere questi riciclabili e riciclando tutto il possibile, la quantità residua di rifiuti sarebbe talmente bassa che se ne potrebbe fare anche a meno di bruciarla… così magari per usare gli inceneritori che ormai avremo poi potremo chiedere agli altri paesi di mandarci la loro tanto per non sottoalimentarli…