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Generare il proprio modello di business con i canvas

Era il lontano novembre 2013 quando al Cowo 42 l’agile coach Stefano Leli tenne un illuminante seminario dal titolo “Dalla Vision al Prodotto”. Ero con alcuni miei colleghi e tutti ci divertimmo un sacco a giocare con post-it e cartelloni per esplorare velocemente un’idea di progetto, ma quello che apprendemmo allora rimase più o meno nel cassetto, almeno nel mio caso.

Forse quindici mesi fa i tempi non erano maturi per introdurre nell’azienda dove lavoriamo certe metodologie, ma qualche settimana fa Francesco Strazzullo è riuscito a proporre anche internamente all’azienda un seminario di questo tipo, l’incontro si è tenuto la settimana scorsa e il risultato è stato naturalmente un successo.

O' Professore

O’ Professore

Al termine della veloce presentazione ci siamo cimentati con l’esplorazione di un’idea, formando due squadre e lavorando in parallelo. Le squadre hanno percorso strade divergenti ma entrambe potenzialmente realizzabili.

Il risultato del pomeriggio di lavoro/svago

Il risultato del pomeriggio di lavoro/svago

Canvas, parola che vuol dire tutto e niente

Canvas in inglese vuol dire tutto e il contrario di tutto. Letteralmente significa tela, in pratica lo si può usare ogniqualvolta si definisce qualcosa in modo schematico. Il Business Model Canvas è stato solo uno dei canvas trattati, e sulla sua scia ne sono venuti fuori altri: il Product Canvas, il Value Proposition Canvas, e il Personal Business Model Canvas.

Business Model Canvas

Il capostipite della famigla, da una visione di insieme di tutto il contesto del business nel quale ci vogliamo lanciare comprendente il prodotto, i clienti, le relazioni con clienti/fornitori, le attività/risorse chiave, i costi e i ricavi.
Se ne parla in siti internet in italiano e in inglese, ma soprattutto in un libro molto bello, quel Business Model Generation, di cui non si può non consigliare l’acquisto considerato quanto è denso di contenuto, bello graficamente e piacevole da leggere.
Trattandosi di “schematizzazione di contesti di business” esiste tutta una letteratura di patterns ricorrenti dal quale possiamo prendere spunto per il nostro business, o che dovremmo conoscere per evitare di sbattere il muso per terra come è già successo ad altri nei secoli passati.

Product Canvas

Visione in dettaglio del blocco centrale e principale del BMC, quel Value Proposition che è evidentemente un po’ troppo fumoso per essere di una qualche utilità. Serve per sintetizzare quali saranno le caratteristiche principali del prodotto, il nome, lo scopo, come ne misureremo l’efficacia e così via. Forse si tratta dello schema più semplice da riempire nel momento in cui abbiamo in mente un’idea, ma è chiaramente anche il più “importante” (per quanto lo sono tutti) perché ci da velocemente un’immagine di come sarà il nostro prodotto, senza curarci del contesto.
BMG - Product Canvas

Value Proposition Canvas

Questo diagramma è quello con la forma più carina e “di design”, ma in realtà lo si sarebbe benissimo potuto disegnare in qualunque altro modo, perché il suo scopo altro non è che quello di mappare le esigenze e i desideri del cliente con le caratteristiche del prodotto che abbiamo intenzione di immettere sul mercato. Il cliente (o meglio un segmento della clientela a cui ci rivolgiamo) guarda al prodotto perché ha dei bisogni, e questo canvas dovrebbe servire a mappare le sue necessità con le soluzioni che il nostro prodotto gli offrirà. Se ci rendiamo conto già su carta che non riusciremo a dare al cliente tutto ciò di cui ha veramente bisogno probabilmente il nostro business sarà un fiasco.

Personal Business Model Canvas

Al suo interno racchiude il nome del genitore perché in questo caso il prodotto da vendere siamo noi, e se usiamo questo canvas significa che non abbiamo abbastanza “clienti” o che stiamo per immetterci in un nuovo mercato.
Con quest’ultimo schema andiamo un po’ “fuori dal somentado” perché in un certo senso abbiamo già il prodotto e si presume che lo conosciamo abbastanza bene dal momento che si tratta di noi stessi. Se siamo bravi nell’introspezione compilare questo foglio non è che ci darà poi molto, ma può essere comunque un utile esercizio specialmente se siamo disoccupati e dobbiamo scrivere un curriculum vitae o se pensiamo di non essere adeguatamente valorizzati con il nostro attuale lavoro.
BMG - Personal Canvas

Con chi

In generale quando si ha intenzione di produrre qualcosa e si vuole fare dell’analisi bisognerebbe fare gioco di squadra, e la squadra dovrebbe essere quanto più variegata possibile per competenze, attitudini, età, sesso e così via. Compilare un BMC in una squadra di quattro/cinque persone è un’esperienza stimolante e divertente, se si è di meno si rischia di andare un po’ troppo a singhiozzo e sicuramente potrà mancare qualche competenza, se si è in più il tutto potrebbe rischiare di finire in baraonda o con qualcuno che se ne sta zitto in disparte.
Farlo da soli può essere un po’ estremo ma secondo me non è da escludere, perché una volta prodotto qualcosa e stabilito che non è poi così campato in aria ci si può sempre ragionare di nuovo in compagnia.

Quando, come e perché

Abbiamo in mente l’app rivoluzionaria? Vogliamo provare a commercializzare i nostri centro-tavola al punto croce? Pensiamo di darci alla politica? In un certo senso ogni volta che vogliamo generare offerta di qualcosa e cerchiamo quindi della domanda stiamo generando un business, e fare un quadro della situazione compilando questi canvas può essere molto utile. Nella migliore delle ipotesi il nostro prodotto ne uscirà migliore, nella peggiore (ma nemmeno tanto) sposteremo la nostra idea dal cassetto al cestino perché è chiaramente una “minchioneria”.
Sebbene gli insegnanti cerchino di convincerci che ci sono dei modi “migliori” di compilare il Business Model Canvas, o qualcuno ci assicuri che è preferibile compilare prima il Product Canvas, dal mio punto di vista non c’è un modo giusto e uno sbagliato per lavorare con questi schemi. Si può partire dal prodotto o dal cliente, o dalle proprie caratteristiche produttive, e ciascun punto di partenza ci porterà inevitabilmente a risultati diversi.
Il mio consiglio quindi è: iniziate sempre con il capire dov’è che risiedono le nostre maggiori certezze o dov’è che abbiamo minor margine di manovra. Se il prodotto è già ben definito nella nostra mente tanto vale partire dal prodotto, se invece abbiamo giusto qualche traccia forse può avere più senso partire dal BMC, così da lavorare prima su una visione d’insieme di tutto il business che può aiutarci anche a definire il prodotto.

Di certo c’è che giocare con la carta e i pennarelli è sempre un piacere, e spendere qualche ora per fare un quadro della situazione su carta è un investimento da fare senza remore.